I PINI DELLA VERSILIA.

Pini abbattuti dal vento

Ph. Massimo Sestini

Se i Pietrasantini si ribellarono ai genovesi nel 1.437 con tumulti e lamentele, chiedendo soccorso a Firenze, fu anche perche' le febbri malariche e altri morbi, ne avevamo ridotto la popolazione della meta' (circa) rispetto a quella abitante la terra soltanto 50 anni prima. (Anche la peste aveva contribuito allo spopolamento).
Gran parte della colpa la addossarono al fiume che da quache anno straripava, rendendo l'area che va da Pontestada a motrone putrida e malsana, (passando dall'africa macelli, via del Tonfano, curve di Motroni, campi del forte di Motroni con i suoi fossati e rivelli di sbarramento, giungendo infine alla foce di Motroni).
Finalmente, nel 1.484 Pietrasanta riuscì a svincolarsi dai genovesi passando del tutto a Firenze, la speranza dei Pietrasantini durò poco in quanto l'Imperatore Carlo Vlll nel 1.494 la porto' sotto il dominio dei lucchesi, ma ne 1.513 Firenze si riprese lo storico Capitanato per non lasciarlo mai piu' fino all'unita' d'Italia.

I fiorentini si ingegnarono a risolvere il problema della malaria e del fiume. Infine Il governo di Cosimo Primo, "taglio' la testa al toro" voltando il fiume.
Dal 1.573 al 1735, si aspetto' che la pianura divenisse salubre, ma non ci fu nulla da fare. Finalmente, il Marchese Burlamacchi, e il Duca Salviati, amici del Granduca Francesco primo di Lorena, si convinsero e convinsero il Granduca che sborsò una cifra da capogiro, per attuare il piano "aria salubre" che i pini in gran numero, avessero potuto rendere l'aria salubre, fecero quindi tagliare 4.450 albri di quercia e leccio, infinite piante di alloro, ginepro, corbezzolo, mirto, lentisco, ecc, salvaguardando soltanto olivi, cipressi, e i rari pini nativi, questo nella fascia costiera che va da Vittoria Apuana a San Rossore.

Questi bravi governatori fecero ripiantare  ben 39.480 piante di pino, al posto degli alberi e arbusti estirpati. Vi frammezzarono anche degli olmi e dei platani come frangivento, in numero di 5.000 .
Finirono i danari che avevano, ma continuarono a fornire pini gratuitamente (da piantare) fino al 1.760 poi fecero obbligo di piantare un pino o cipresso per ogni nuovo nato nel terreno Toscano fino a un miglio dalla battigia.
Per legge, tutte le piante di pino dovevano essere provviste di fittone per impedirne il ribaltamento una volta attecchite.
Erano questi tutti pini da pinoli, ovvero Pinus Pinaste e Pinus pinea, le facero arrivare dalla Spagna e dal Regno della chiesa a navi intere, ogniuno con il suo pane di terra, il Granduca pagava la meta' subito, e l'altra meta', dopo un anno, a pini afferrati.
Poi gli anni e i secoli trascorsero, l'aria pini o non pini divenne salubrissima, i bellissimi alberi vennero amati, curati e piantati ma............ SENZA FITTONE.
Da tempo, chi li pianta, gli taglia il fittone, ovvero quel radicione centrale che li tiene in piedi anche sotto il vento fortissimo. In questo modo crescono alla svelta, afferrano subito, basta una buchetta per metterli a dimora, ma sono dei poveri "castratini" delle "vocine bianche", alle bufere non possono reggere, non hanno gli attributi.
Così, purtroppo, nella Pineta La Versiliana e nella Versilia intera, in seguito ai fortissimi venti di Giovedì 5 Marzo 2015, i pini castrati non hanno retto.

Grace Bartalena


ponte-principe Foto interessante di come era La Versiliana tanti anni fa.